Fecondazione assistita e permessi di lavoro

La fecondazione assistita è un ambito della medicina riproduttiva che offre aiuti a coppie e individui che hanno difficoltà a concepire naturalmente. 

In molti casi, questi percorsi richiedono visite mediche frequenti e, talvolta, assenze dal lavoro per procedure mediche specifiche e queste assenze possono creare tensioni sul posto di lavoro, portando a sfide nella gestione del tempo e delle responsabilità lavorative.

Con questo articolo ti spiegherò se e a quali condizioni le coppie che hanno intrapreso il delicato iter della procreazione medicalmente assistita in Italia possono beneficiare dell’assenza retribuita sul posto di lavoro, rispondendo ai seguenti quesiti:

  1. Fecondazione assistita: posso assentarmi dal lavoro?
  2. Cosa prevede l’INPS in Italia per la fecondazione assistita?
  3. Malattia e fecondazione assistita, come funziona?
  4. Quali permessi sono previsti per l’uomo che fa la pma?
  5. Indennità per malattia per procedure di PMA all’estero.

Fecondazione assistita: posso assentarmi dal lavoro?

La normativa italiana prevede che le coppie che hanno intrapreso il delicato iter della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) possano assentarsi dal posto di lavoro, usufruendo di un’indennità di malattia erogata dall’Inps. Infatti, pur non potendosi qualificare propriamente come “malattia”, le pratiche di procreazione assistita, vanno comunque ad essa equiparate, in quanto non raramente la sterilità provoca sofferenze più o meno accentuate e danni alla salute psicologica della coppia.

Tuttavia, se è vero che la fecondazione assistita offre opportunità di genitorialità a molte persone, è altrettanto vero che essa è fonte di interrogativi legati alle complessità legali e alle questioni lavorative.

Cosa prevede l’Inps in Italia per la fecondazione assistita?

Secondo le indicazioni fornite dall’INPS nel 2005, saranno accettate ai fini della loro indennizzabilità, le giornate di ricovero e quelle successive alla dimissione, prescritte dallo specialista e necessarie per un impianto sicuro dell’embrione.

In genere, vengono riconosciute due settimane dopo l’embryo transfer, salvo fattispecie particolari in cui può essere necessario, per motivi medici, anche un riposo antecedente alla fecondazione assistita valutabile in una settimana.

Per le assenze dovute a controlli ecografici e del sangue, invece, sarà necessario ricorrere ad altri istituti contrattuali, ad esempio i permessi orari. 

Malattia e fecondazione assistita, come funziona?

Passando agli aspetti burocratici, la struttura che ha eseguito il trattamento rilascia un certificato riferito alle effettive giornate di ricovero.

Per i giorni di riposo prescritti dopo l’impianto o pre-impianto è il medico di base che comunica all’INPS il certificato con la diagnosi e la prognosi per i giorni indicati e che rilascia all’interessato il documento da consegnare al datore di lavoro per i giorni di assenza.

Quali permessi sono previsti per l’uomo che fa la pma?

Secondo le indicazioni fornite dall’INPS, per le assenze dovute a monitoraggi o altri controlli specifici che durano il tempo di una visita, la persona interessata dovrà fare richiesta di permessi orari.

L’INPS prevede poi espressamente che “…ove vengano effettuate tecniche di procreazione assistita che richiedono il prelievo degli spermatozoi dall’epididimo o dal testicolo…” al lavoratore può essere riconosciuto anche un congruo periodo di malattia di dieci giorni.

Indennità per malattia per procedure di PMA all’estero

Se i trattamenti di PMA sono stati eseguiti all’estero, l’esame della documentazione medica deve essere effettuato con maggiore cura, al fine di verificare che le tecniche di procreazione assistita siano state effettuate in conformità alle previsioni della normativa italiana, perché solo in questa ipotesi, può essere riconosciuta l’indennizzabilità per malattia del periodo di astensione dal lavoro.

Da questa breve guida emerge, in definitiva, come la connessione tra fecondazione assistita e permessi di lavoro sia un tema complesso che richiede attenzione sia da parte delle istituzioni che delle aziende per garantire un sostegno adeguato e una maggiore comprensione delle esigenze di coloro che affrontano questo percorso.

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