L’aborto è un argomento complesso e controverso che solleva questioni etiche, religiose e legali in tutto il mondo. Tuttavia, è fondamentale riconoscere e rispettare i diritti delle donne quando si tratta di questa decisione personale e con il presente articolo si chiariranno gli aspetti legali di tale pratica medica, con particolare attenzione alle seguenti tematiche:

  1. I diritti della donna in caso di aborto
  2. Com’è regolamentato l’aborto in Italia?
  3. Quanti giorni di malattia spettano dopo l’aborto?
  4. Si può abortire dopo 3 mesi?
  5. Quali sono i diritti del padre in caso di aborto?

I diritti della donna in caso di aborto

Uno dei diritti fondamentali della donna in caso di aborto è il diritto di scelta; infatti, tutte le donne dovrebbero avere il diritto di decidere autonomamente se proseguire o interrompere una gravidanza. Questa decisione può essere influenzata da una serie di fattori, come la salute fisica o mentale della donna, la situazione economica, la disponibilità di supporto familiare o sociale, e molto altro. È cruciale che la legge e la società rispettino questa libertà di scelta.

Non solo.

Oltre al diritto di decidere, le donne hanno anche il diritto di accedere a cure mediche sicure ed efficaci quando scelgono di interrompere una gravidanza, soprattutto per proteggere la propria salute e sicurezza. Le restrizioni eccessive sull’accesso all’aborto possono mettere a rischio la vita e la salute delle donne, motivo per cui è importante garantire l’accesso a procedure mediche sicure e legali.

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Com’è regolamentato l’aborto in Italia?

L’aborto, meglio noto anche come interruzione volontaria della gravidanza, è disciplinato dalla legge n. 194/1978, che contiene anche le norme finalizzate a garantire la tutela sociale della maternità. Infatti, la legge, nel riconoscere il diritto gratuito all’aborto, ha lo scopo di:

  • garantire “il diritto alla procreazione cosciente e responsabile”;
  • riconoscere “il valore sociale della maternità”;
  • tutelare sin dal principio la vita umana.

La donna che intenda sottoporsi a tale trattamento sanitario deve decidere nella totale conoscenza e consapevolezza delle possibili alternative, con l’assistenza dei genitori, del tutore e del giudice nel caso in cui l’istanza per l’interruzione venga presentata per una minore o un’interdetta. Proprio per assicurare la piena consapevolezza della donna che effettua questa scelta, l’art. 14 della legge prevede dei rigorosi obblighi informativi a carico del medico che esegue l’interruzione della gravidanza, tenuto a fornire alla paziente le informazioni sulle procedure di aborto, sui rischi e sui benefici, così come sulle alternative, come l’adozione o il sostegno alle madri.

L’obiettivo è consentire alle donne di prendere decisioni informate e autonome.

La legge sull’aborto prevede che la donna possa interrompere la gravidanza entro i primi 90 giorni se ritiene che ci siano motivi di pericolo derivanti dal proseguimento della gravidanza, dal parto o dalla maternità per la sua salute fisica o psichica, in relazione al suo stato di salute, alle sue condizioni economiche, sociali, familiari, alle circostanze legate al concepimento, alle previsioni di anomalie o malformazioni del concepito.

Quanti giorni di malattia spettano dopo l’aborto?

Se l’interruzione di gravidanza (spontanea o volontaria) si verifica entro il 179° giorno dall’inizio della gestazione, alla donna non spetta il congedo di maternità, bensì il trattamento applicato alle assenze per malattia. 

Nel caso, invece, di interruzione della gravidanza successiva al 180° giorno dall’inizio della gestazione, nonché in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, la lavoratrice può astenersi dal lavoro per l’intero periodo del congedo di maternità, fermo restando la sua facoltà di riprendere in qualunque momento l’attività lavorativa, con un preavviso di dieci giorni al datore di lavoro, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla loro salute.

si può abortire dopo 3 mesi

Si può abortire dopo 3 mesi?

L’interruzione di gravidanza può essere praticata anche dopo i primi 90 giorni, ma solo alle seguenti condizioni:

  • quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
  • quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

In questi casi, i processi patologici sopra indicati vengono accertati da un medico del servizio ostetrico ginecologico dell’ente ospedaliero in cui deve praticarsi l’intervento, il quale ne certifica l’esistenza. 

Quali sono i diritti del padre in caso di aborto?

Nonostante la decisione ultima sull’aborto spetti alla donna, la legge 194 prevede, se la donna lo consente, che il consultorio o la struttura socio-sanitaria presso il quale la donna si rivolge per praticare l’aborto debba coinvolgere anche il padre del concepito, esaminando con gli interessati, nel rispetto della dignità e della riservatezza di entrambi, le possibili soluzioni dei problemi proposti, al fine di aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero ad optare per l’interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenerla, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto, se dovesse decidere di portare avanti la gravidanza.

I diritti delle donne in caso di aborto sono una questione di scelta, autonomia e dignità e ogni donna dovrebbe avere il diritto di decidere ciò che è meglio per la propria salute e il proprio benessere, senza interferenze e la società e le leggi dovrebbero rispettare e sostenere questi diritti fondamentali, garantendo l’accesso a cure mediche sicure ed efficaci e fornendo informazioni complete ed equilibrate.

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